CREMASTER: la saga del muscolo testicolare

Video arte, delirio surreale e manovra mediatica. Questi i tre elementi che caratterizzano Cremaster, ciclo di 5 film ideati, diretti e interpretati dall’artista americano Matthew Barney.

Una saga complessa che analizza i meccanismi della differenziazione sessuale, la cui chiave è rintracciata nella discesa del cremastere, muscolo involontario responsabile della contrazione e del rilascio dei testicoli – e quindi dell’eiaculazione e in ultima istanza del meccanismo riproduttivo. Il cremastere è presente nel feto di entrambi i sessi e il suo ascendere corrisponde alla differenziazione del genere femminile, mentre il discendere porta alla differenziazione maschile.

Nonostante le premesse, Barney riesce ad epurare il tema di ogni riferimento morboso o volgare, indagandolo da un punto di vista prettamente biologico, memore dei suoi inizi come studente di Medicina prima dell’incontro con le arti visive. Il mondo che crea è colorato ed irreale, sfugge alle previsioni della logica proprio come imprevedibile e oscuro è il meccanismo della differenziazione.

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I film non vengono prodotti in ordine “cronologico”, bensì secondo la sequenza 4-1-5-2-3, diventando mano a mano più lunghi e complessi. I vari episodi si intrecciano in una trama di rimandi e simmetrie: per esempio, #4 apre la saga sull’isola di Man e sull’isola di Man si chiude #3; #1 e #2, simmetrici rispetto a #5, sono gli episodi più fortemente caratterizzati come (rispettivamente) femminile e maschile. Ad aumentare ulteriormente l’aura di mistero che aleggia sulla saga, per decisione dell’autore i video non sono disponibili sul mercato, e sono quindi visionabili solo in occasioni particolari da lui autorizzate, l’ultima delle quali è stata il mese scorso a Bologna. Solo The Order, il segmento finale di Cremaster 3, è stato da poco messo in vendita su dvd.

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Tuttavia tutti gli episodi sono reperibili su YouTube, sebbene in qualità audio-video piuttosto bassa (in particolare #5). Li ho guardati seguendo l’ordine di produzione e tenendo sempre sotto mano le sinossi di Barney, uniche dichiarazioni ufficiali dell’autore, e posso dire che vale la pena spendere qualche ora per appropriarsi di quell’immaginario; dopodichè, lasciar decantare qualche tempo e riguardare preferendo magari l’ordine numerico canonico.

I tempi della narrazione (se di narrazione si può parlare) sono decisamente dilatati, dal momento che il regista ama considerarsi un artista essenzialmente plastico e tratta il video come fosse una scultura, insistendo sulle durate, senza dare alcun gesto per scontato.

Per rendere conto dell’imponenza di questo lavoro cito tra gli enti coinvolti nelle riprese il Guggenheim Museum di NY e l’opera di Budapest; Goodyear; tra gli attori, lo scultore Richard Serra, la modella e atleta paraolimpica Aimee Mullins e l’ex batterista degli Slayer Dave Lombardo; tra le personalità che ne sono state influenzate, la pop star Lady Gaga e lo stilista Alexander McQueen.

I vari episodi sono commentati da Barney sul sito ufficiale di Cremaster.

Ostico, estremamente post moderno, denso e pretenzioso: masterpiece.

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Goodyear in Cremaster 1 – lo stato di pura potenzialità rappresentato nello stile del musical anni ’40
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Cremaster 2 – un western/noir che racconta il delitto e il processo di Gary Gilmore. La tendenza alla stasi che prelude alla discesa del cremastere
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Aimee Mullins in Cremaster 3 – dopo le vicende ambientate nel Chrysler building, il Guggenheim di Wright si trasforma nello scenario di un gioco a livelli
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Matthew Barney in Cremaster 4 – una corsa automobilistica che rappresenta la tendenza all’accelerazione nella fase finale della discesa del cremastere
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Ursula Andress in Cremaster 5 – opera lirica ambientata a Budapest, il canto luttuoso per l’avvenuta differenziazione che elimina ogni possibilità di trascendenza del genere.

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